Quotidianamente, per trecentosessantacinque giorni l’anno, realizzo un disegno con una penna a sfera su supporto cartaceo. Si tratta di un esercizio manuale, nel quale, mediante un tratteggio incrociato, simulo effetti plastici con il chiaroscuro. E’ un’opera che nasce dalla gestualità, da un embrione di idea riassunta in una o più lettere dell’alfabeto, rigorosamente graziate. Attraverso un procedimento di distorsione e di contatto tra le estremità delle lettere, creo forme (mediante pieni e vuoti) che danno origine a:
• una lettera in evoluzione, quindi ad un segno informale.
• una lettera iniziale di un oggetto o di un concetto di ispirazione che si trasforma in immagine.
• una composizione di più lettere che si trasformano in immagine, con l’iniziale che rimanda all’oggetto o al concetto d’ispirazione.
In seguito, alcuni “segni quotidiani” li riproduco su tela mediante stampa digitale. Successivamente, alcune zone delle stesse tele vengono contaminate prima da una composizione materica, poi dal colore ed infine dall’applicazione di una moneta da un centesimo di Euro.
G.Sicuranza
Un’ironica provocazione rivolta al mercato dell’arte e al valore commerciale che troppo spesso mistifica il valore artistico di un’opera. I “segni quotidiani” sono l’anticipazione, il preludio di un’opera più completa, (tecnica mista su tela), dove il tratteggio a inchiostro abdica in favore della materia pittorica, ad un più concreto rapporto con la realtà, ad una dimensione di dialogo più ampia, perché in questo caso di dialogo si tratta.
La lettera, la parola, l’immagine, il pensiero: tutto ciò diventa interscambiabile, tutto è parte di un’evoluzione che parla del nostro modo di scrivere, di leggere, di comunicare e vedere oltre alla nostra normale percezione. Qui i confini del di(segno), come in una metamorfosi, sembrano liberarsi da qualsiasi codice di lettura per (ri)appropriarsi della parola e vivere in essa, in un percorso che passa dalla limitazione all’imitazione.